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IL MANIFESTO di Carlo Federico

TERZA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

20.

 

Eccovi alcune letture alla grande a proposito di Utopia: «A World Elsewhere» (Un Mondo Altrove) scritto da Bernard Levin, edito da Sceptre, da cui ho citato più sopra alcune frasi. Un buonissimo libro, anche perché l'autore candidamente ammette che non c'è nulla nel mondo reale che non possa essere migliorato da coloro che credono nel mondo irreale. Ancora si tratta di grano di sale. Un'ulteriore lettura da suggerire è «History and Utopia» di E.M. Cioran (Quartet Books), anche se confesso che non riuscirei a condividere alcune ciniche conclusioni di quel rumeno di Parigi. È un libro-provocazione, comunque, e nessuno si aspetta che voi siate d'accordo con il contenuto dei libri che sto elencando: mentre naturalmente io sarò lieto di leggere i tomi suggeritimi da voi, se volete rispondere sullo Speaker's Corner.

Ad ogni modo penso che nessuno possa contraddire la mia conclusione: gli Slogan (e i sogni utopici da cui essi spesso traggono origine) hanno niente da vedere con le Idee.

E noi, i saggi Ricchi, non possiamo essere soddisfatti di niente meno che Idee. Perciò il nostro più gradevole esercizio è dis-imparare, cercare, leggere, discutere idee fra di noi, e mai prendere per oro colato le opinioni altrui. Non credete a chi dice:«Questa è la Verità, pura e semplice». Come Algernon Moncrieff spiega a Jack Worthing, la verità è raramente pura, e mai semplice. Non dimenticate mai, amici miei, di fare verifiche incrociate su qualsiasi asserzione vi capita di ascoltare. Fidatevi di nessuno: non fidatevi di quelli che vi spingerebbero a odiare, ascoltate con un grosso grano di sale coloro che vi esortano ad amare. Non fidatevi di me, naturalmente. Esaminate con diffidenza ogni dichiarazione, incluse le mie (tra parentesi, avevo detto che non avrei fatto un'arringa, e cosa diavolo è questa pappardella?). Guardatevi, amici miei, guardatevi da tutti e da tutto, fin che troverete per conto vostro i pezzi del puzzle da mettere insieme in un disegno coerente. Su quelle solide basi potrete costruire il vostro equilibrio interiore.

Dis-impariamo, leggiamo, cerchiamo, dibattiamo, amici miei, troviamo da soli... qual era il vero oggetto del contendere tra il Mahatma Gandhi con la sua visione "swadeshi" e il Pandit Nehru con la sua politica economica? Cos'era lo "scientismo della pianificazione" nelle elucubrazioni economiche del signor Mahalanobis? Quali vantaggi strategici consentirono, circa nell'anno 1.000 avanti Cristo, alla minoranza di lingua Bantu, di annientare quasi tutti i Pigmei, Ottentotti e Boscimani? Come fece Dingiswayo nel 1807, con i suoi assassinii selettivi, a soggiogare 30 dominii di capi locali in preparazione della conquista Zulu di tutta la regione, destinata a durare come Regno Guerriero per circa un secolo? Perche' la National Recovery Administration invocata da Franklin D. Roosevelt nel suo secondo Discorso del Caminetto aveva un compito impossibile? Perché la Tennessee Valley Authority, al contrario, funzionò benissimo? Perché il Progetto del Fiume Volta, capolavoro di Socialismo Africano promosso da Kwame Nkrumah, fu qualcosa meno di un successo, e il fonditore dovette importare bauxite dalla Giamaica? Perché l'imperatore Inca Atahuallpa non sconfisse e catturò l'imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero? Siete in grado di spiegare perché la differenza in reddito pro-capite tra Svizzera e Mozambico è oggi circa 400 a 1, mentre 250 anni fa era 5 a 1? No slogan, please. Perché oggigiorno i lavoratori dovrebbero subire la maggior parte dell'onere della globalizzazione dei mercati? (Non dovrebbero, naturalmente. La domanda è: come procedere con idee pratiche, circumnavigando gli scogli della comica utopica stupidità accademica?)

(20.Continua)