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IL MANIFESTO di Carlo Federico

TERZA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

19.

 

Sfortunatamente la maggioranza della gente preferisce programmi grandiosi, accompagnati da tonanti discorsi e rulli di tamburi. Ahinoi, la gente preferisce l'utopia. E qui lasciatemi dire che i fessi utopici sono ben più dannosi dei fessi che brandiscono slogan.
Gli utopisti sono la causa principale dei naufragi umani nella storia.
I Ka-Zett lager di Hitler e i milioni di teschi esibiti da Pol Pot sono facilmente riconoscibili come applicazioni pratiche di antichi sogni utopici nella Repubblica di Platone, nella Città del Sole di Campanella, nei due libri di Raphael Hythloday... la tragedia è che i sogni degli utopisti - per darci un mondo perfetto - continuano a imperversare fin che non sono sostituiti da nuovi folli sogni. Ennio Flaiano disse: «Quando uno stupido si innamora di un sogno, ci costruisce su un sistema, e poi pretende di costringere tutto il resto dell'umanità a viverci dentro». E Keynes: «Pazzi autorevoli, che sentono voci nell'aria, distillano la loro follia presa da scribacchini dei tempi passati, e sono questi sogni pazzi, non gli interessi costituiti, che sono pericolosi, infernali». Infernali.

E l' Inferno consiste in Organizzazioni progettate da utopisti. Pensate ai Falansteri di Charles Fourier concepiti per contenere in ognuno 1620 persone, 1620 prigionieri da cui ci si aspetta che vivano FELICI là dentro (tutti gli utopisti sognano la felicità per tutti e, come Bernard Levin scrisse, il loro nume tutelare è Procruste, per assicurare che l'eguaglianza dia uguale felicità a tutti e a nessuno sia concesso di essere più fortunato di chiunque altro). Ma non è tutto. Siete convinti che le gabbie peggiori siano fatte di sbarre di ferro e mattoni? Sbagliato: guardate come l'idea [discutibile] di Rousseau «L'uomo nacque libero e dovunque è in catene» si trasformi nel suo Contratto Sociale nella soffocante gabbia del Volere Generale, in cui la libertà degli individui viene messa nelle mani dei Lenin e Hitler di ogni secolo, incaricati dall'utopico Jean Jacques di determinare cosa è appunto il Volere Generale. Le conseguenze possono essere piuttosto deprimenti, come i molti ospiti dei Gulag a cinque stelle e di altre residenze per le vacanze organizzate da infaticabili estensori di Gosplan potrebbero testimoniare (quelli che sopravvissero, naturalmente).
Ma c'è un bel po' di divertimento in tutto questo, visto in retrospettiva: gli intellettuali utopici non sono i più grandi cretini sulla terra, essi sono superati dai loro colleghi gli intelligenti creduloni, i colti ingenui, coloro che si innamorarono delle loro visioni e continuarono a ripetere a gran voce la loro professione di ridicola fede nell' Otdel Mezhdunarodnyk Sujazev di Willi Muenzenberg: egli stesso, il vecchio Willi, in privato li derideva come Utili Idioti, ma tenaci puerili sognatori, come gli idealisti fabiani Beatrice e Sidney Webbs, scrissero tante di quelle pagine osannanti alla Patria del Socialismo (e intrepretanti penuria e fame lassù giusto come cospirazione dei contadini contro-rivoluzionari, i quali sottraevano grano dalle spighe per sabotare il paradiso proletario) che numerosi rispettabili cervelli condotti all'ammasso, Edouard Herriot, Walter Duranty, Sir Bernard Pares e molti altri seguirono con entusiasmo. Ora le loro fatiche letterarie si potrebbero leggere con grande ilarità, col senno di poi, ma sembra che la cosa interessi a pochi.

Le Organizzazioni sono da guardare con occhio sospettoso, anche quando non sono creature di utopisti: in troppi casi mi sembrano accettate cleptocrazie, in cui qualcuno approfitta di qualcuno, in cui l'ndividuo è costretto a lavorare per gli inetti e fare l'inutile per gli ingrati: ma questo esula dal mio argomento di oggi. Soltanto un punto è importante: talvolta si può trovare un Ricco collega anche nel buio antro di una organizzazione, dove lui o lei sta facendo il suo onesto lavoro. In molti uffici postali, ospedali, lavanderie, cucine, scuole o qualsiasi altra mesta impresa voi li riconoscete a motivo della loro eccellenza in qualsiasi cosa stiano facendo (eccellere in compiti umili è il sigillo del Ricco), a motivo del loro evidente distacco dall'interesse personale (ovvero, più precisamente: a motivo del loro egoismo illuminato), a motivo della qualità del servizio da loro offerto, a motivo della loro compassione per i Poveri e gli Stupidi intorno. Li riconoscete perché i Ricchi sorridono e, a volte, ridono. Le bestie non sanno ridere, né sorridere. Esse non hanno la comprensione tipicamente umana delle incongruenze. L'umorismo contraddistingue la superiorità del Ricco.
E, se qualcosa potrebbe salvare l'umanità sull'orlo della distruzione, questa è l'ironia, non la solennità. Siete d'accordo? Immaginate un genio come Charlie Chaplin nell'atto di mimare sarcasticamente certi meeting di alto livello: la sfottitura di un giullare al vuoto grandiloquente della retorica solenne dei populisti.

Mi sembra chiaro, in ogni caso, che i Ricchi non dovrebbero mai accettare di essere ORGANIZZATI entro qualsiasi loro "struttura". Provate a immaginare che spettacolo ridicolo e penoso, essere riuniti in reggimenti con leaders, assistenti dei leaders, leaders in trasferta , leaders regionali e super-leaders su su fino al Maschio Alfa del branco a organizzare pubbliche parate annuali con tamburi gonfaloni stendardi e trombe per celebrare... che cosa? La nostra Ricchezza, che è essenzialmente "interiore"? Lasciamo queste sciocchezze agli sciocchi.

(19.Continua)