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IL MANIFESTO di Carlo Federico

SECONDA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

9.

 

Vedete amici che il nostro auto-inflitto labirinto comincia a screpolarsi e non abbiamo bisogno di un Baedecker per trovare l'uscita. Basta che continuiamo a camminare pestando i frammenti delle banalità comunemente credute. Come la signora Nancy Banks-Smith scrisse sul Guardian tempo fa: secondo la mia esperienza, quando siete costretti ad allungare la gamba sinistra per tener chiusa la porta del gabinetto, si tratta di Architettura Moderna. E noi potremmo parafrasare: se stiamo perdendo l'orientamento, si tratta della Sapienza Comune.

Dopo aver sistemato la farsesca idea di egoismo, andiamo all'attacco di un altro paio di luoghi comuni:
1) questo tempo è il peggiore di tutti i tempi;
2) soltanto un rimedio "spirituale" può risolvere i nostri problemi (e perciò dobbiamo convertirci alla virtù, raddrizzare i torti fatti pentendoci delle nostre colpe).

Il primo argomento si può liquidare facilmente; il secondo un po' meno.

Alcuni dei nostri contemporanei pensano di avere la risposta. Essi citano una frase attribuita al singolare Rabbi di Galilea, che avrebbe detto: Benedetti i poveri in spirito, perché erediteranno la terra. Questo sembra significare che il nostro tempo è satanico davvero, perché i poveri non possiedono la terra, e difatti molti religiosi moderni, felici di accomodare la correttezza politica nel vangelo, strombettano che gli indigenti dovrebbero impadronirsi del mondo (alcuni tra essi, teologi della liberazione, spediscono dappertutto cartoline illustrate con l'immagine del Cristo-con-il-Fucile = nel loro sonnambulismo forse confondono il mite INRI con qualcun altro? magari inavvertitamente adorano lo zelota BarAbba?).
Quando ero ragazzo, invece, i preti di quel tempo mi avevano spiegato che poveri in spirito sono coloro avidi [di trovare Dio] ed essi erediteranno la terra [perché un giorno interamente popolata dai timorati di Dio].

Qui, amici miei, mentre aspetto i vostri commenti, ho pronta la mia risposta per demolire entrambi gli argomenti: il genere umano ha avuto tempi almeno cattivi quanto quello in cui viviamo; e un mondo di credenti non è un gran bel mondo in cui vivere. La società "spirituale" costruita dai teologi nella sanguinosa Europa del quattordicesimo secolo era tutt'altro che spirituale. Domandatene alla mia amica Barbara.

Barbara W. Tuchman si laureò al Radcliff College e vinse il suo primo premio Pulitzer nel 1962, all'età di 50 anni Un secondo Pulitzer le fu assegnato nel 1971, per il suo libro di successo «Sand against the Wind» (Sabbia contro il Vento). Ella era emersa a grande notorietà come storica con il suo «The Zimmermann Telegram», pubblicato quando aveva 47 anni. Una signora veramente notevole, amici. Durante i miei anni in Cina avevo molto apprezzato il suo «Notes from China» e anche «March of Folly».
Ora vorrei suggerirvi di leggere il suo ultimo libro, «A Distant Mirror» (Uno Specchio Lontano) edito da Macmillan Papermac. Sono certo che gusterete la sua capacità di sintesi in quelle pagine affascinanti sul calamitoso quattordicesimo secolo, un'epoca di incredibile ferocia, prepotenze e sprechi, i decenni di Chaucer e Boccaccio, della guerra dei Cent'Anni e della Morte Nera, della fama di Dante, di usanze stravaganti e bizzarre superstizioni, di pellegrinaggi ed epidemie, di sanguinose rivolte.

La questione centrale di quel secolo imbevuto di religiosità era ritenuta la salvezza eterna del gregge (come la questione principale di questo secolo in questa stessa Europa sembra essere la redistribuzione della ricchezza) e tuttavia caos economico, lotte sociali, prezzi alti, guadagni illeciti, decadimento morale, mancanza di produzione, allegria e spese sfrenate, lusso, isterismo sociale e religioso, bramosia di arricchire erano gli ingredienti comuni di quel quattordicesimo secolo insieme alla peste, le guerre, le tasse, il brigantaggio e malgoverno diffuso. Eppure la religione cristiana era la matrice e la legge della vita europea medievale, onnipresente, di fatto obbligatoria. Il suo insistente principio che la vita dello spirito e dell'aldilà era superiore al qui ed ora, alla vita materiale sulla terra, rimase proprio soltanto questo, un principio, dietro il disegno dei teologi di esercitare dispotica autorità sulla coscienza della gente - come Federico il Grande avrebbe scritto a Voltaire qualche secolo più tardi.
Il divario tra il principio ispiratore della cristianità medievale e la vita di ogni giorno è la grande trappola del Medio Evo, che diede occasione a Edward Gibbon per accenni delicatamente maliziosi a proposito dell'ipocrisia degli ideali nei confronti del normale funzionamento umano. La società medievale, mentre professava di credere nella rinuncia alla vita dei sensi, non ci rinunciò in pratica, e la Chiesa di allora meno di tutti. Molti tentarono, alcuni riuscirono, ma la generalità della gente non sembra fatta per la rinuncia.
È divertente vedere come la gente possa essere simultaneamente furbastra e stupida, cinica e credulona. Molti si sentono a proprio agio nel peccare e poi nell'essere assolti dai loro peccati. Vi interesserà leggere come in alcuni casi l'assoluzione fu richiesta e concessa in anticipo sul peccato: in quel secolo in cui per circa quarant'anni due papi governarono il gregge in contrasto tra di loro (nessuna divergenza dottrinale su dogmi o Filioque, soltanto questioni di potere) = ed ognuno di essi scomunicò i credenti dell'altro progettando guerre di rivincita = prosperavano bande di criminali (poi confluite nei ranghi dei Condottieri di cui leggemmo a scuola) pronti a combattere per chi paga: l'aspetto fantastico della storia è che, malvagi e brutali com'erano, nella loro sagacia-e-credulità quei felloni delle Libere Compagnie estorsero l'assoluzione in anticipo prima di dedicarsi all'uccisione dei nemici del committente. Vi meravigliano le perplessità di John Wyclif?
Be', li chiamano Dark Ages, Tempi Oscuri. E tempi bui erano. Sembra di capire che qualsiasi scintilla di luce non sarebbe stata gradita: non solo era pericoloso baloccarsi con rudimentali strumenti astronomici e/o avventurarsi in sequenze di pensieri in odore di originalità (allora chiamata eresia = a quei tempi l'ecologia non era ancora una istanza popolare, perciò inquinare l'aria bruciando cristiani sul rogo non era considerata una pratica riprovevole); era semplicemente impossibile anche trovare qualche scintilla di luce dal passato, perfino un innocente manuale come l'Arithmetica di Diophantus Alexandrinus non si poteva leggere, dal momento che i bigotti avevano convenientemente distrutto, alcuni secoli prima, la libreria di Alessandria nel vecchio tempio pagano di Serapide. La conoscenza di circa seicento anni era stata ridotta in cenere dai fedeli e i lampi di quel fuoco segnarono l'avvento della Oscurità dei Tempi.

(9.Continua)