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IL MANIFESTO di Carlo Federico

SECONDA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

6.

 

Proviamo a tracciare insieme la nostra mappa del labirinto.

Una mappa ci indicherà ogni cosa vogliamo scoprire, salvo il modo di ripiegarla dopo l'uso.

Se i desideri fossero cavalli, i mendicanti galopperebbero. Se le banalità fossero monetine, la Terra sarebbe sommersa dai soldi.
Questo nostro tempo sarà ricordato come il secolo delle banalità. Alcune tra queste sono più ovviamente stupide delle altre, e l'aria che respiriamo è rinfrescata dall'ilarità che possono provocare. Comunque, la summa di tutte le banalità è generalmente accettata come "senso comune", contiene vecchi proverbi adattati alla correttezza politica in voga e molto altro: la Povertà non è un Peccato ma molto peggio, l'Uomo nato in una stalla non è un Cavallo, quando tutto ciò che hai è un Martello tutto ti sembra un Chiodo... la sapienza comune asserisce, tra altre verità non dimostrate, che stiamo vivendo nel peggiore di tutti i tempi passati, la nostra Terra sovrappopolata è sul punto di esplodere, catastrofi ben peggiori di qualsiasi avvenuta finora incombono su di noi a causa del nostro egoismo e se non raddrizziamo i torti e rimediamo alle magagne perpetrate da noi (o dai nostri antenati) saremo duramente puniti, e insieme alla condanna per le nostre [presunte] colpe arriva un lungo ovvio catalogo di drammi ecologici e [vere] ingiustizie che sono fin troppo autentiche: milioni di persone nelle nostre nazioni occidentali spendono tra tutti milioni di dollari per tenere sotto controllo il proprio peso mentre altrove miliardi di persone vorrebbero soltanto avere abbastanza da mangiare, altro che pensare al peso.
Sì, c'è gente in Occidente che dispone di doni superflui, mentre nel resto del mondo troppi stanno letteralmente morendo di fame. Così, dice la saggezza comune, la resa dei conti può essere già in vista: che sia il Turbante più Barba più Bomba dei terroristi islamici, oppure l'incontrollabile alluvione di affamati desperados attraverso i nostri porosi confini e indifendibili spiagge, il flagello sta per abbattersi su di noi.

Embé? Il proverbio «confida in Dio e tieni asciutta la tua polvere da sparo» sembra un po' fuori moda, e forse come effetto dei consigli dei missionari del Politicamente Corretto al Dipartimento di Retorica della Università di California a Berkeley, le parole In «God We Trust», in «Dio noi confidiamo», spariranno perfino dalle banconote di un dollaro. Embé? Siamo tutti cappuccetti nel bosco? Il bosco è molto buio, certo. Siamo dentro un labirinto nella nebbia, amici miei. E la nostra descrizione così carina della serena Posizione Interiore del Ricco sembra un po' incongrua quando guardiamo le immagini dei ragazzini in Sierra Leone che brandiscono i loro mitra Avtomat Kalashnikov nell'atto di rapinare l'uno all'altro le spoglie saccheggiate nel loro ingovernabile Paese.
E la saggezza comune, ci indica qualche via d'uscita? Non precisamente. Si sente in generale una vaga opinione a proposito della ovvia banalità che qualcosa si deve fare, per tenere tranquilli tutti quegli irrequieti. E apparentemente la gente adatta a porgere aiuto si puo' trovare soltanto entro la nostra classe media, dove si ritiene che senso comune e generosità siano molto diffusi. Dove altrimenti? Di qui ecco gli incitamenti a Fare, a Dare, a sforzarsi per salvare l'umanità da Armageddon. Benché la cosa resti un po' nel vago, sembra che secondo il buon senso comune la Disponibilità a Dare tipica della nostra classe media (praticamente: ad appoggiare politiche governative di solidarietà e aiuto finanziario, e anche partecipare ad interventi di volontariato a livello personale per aiutare i meno fortunati) costituisca il sottile wafer tra "noi" e la nostra distruzione. Che ruolo vogliamo svolgere noialtri Ricchi in tutto questo?

In attesa dei vostri commenti, sono tentato di dire che probabilmente c'è un po' di confusione nell'identificare la "virtuosa" classe media tout-court con noialtri Ricchi e mi piacerebbe trovare risposta ad alcune questioni più profonde: è davvero la cosa più importante di cui preoccuparci, questo disequilibrio economico tra color che Hanno e coloro che Non Hanno? Armageddon è di per sé così centrale nella nostra vita da paralizzare le nostre facoltà su quel punto focale soltanto? Mi sembra che i meandri che vogliamo esplorare siano più vasti e intricati della sola selva oscura adombrante l'incertezza sul nostro futuro socio-economico. Davvero le moltitudini di immigranti illegali, la criminalità per le strade e le armi a buon mercato dei terroristi sono il nostro problema principale? O forse anzitutto dovremmo cercare il quadro più generale, di cui questi dettagli sono soltanto una parte?

In altre parole: dovremmo essere interessati per prima cosa a capire chi siamo, cosa vogliamo fare. E prima di rispondere dovremmo capire meglio il labirinto in cui camminiamo.

Così, avviamoci all'interno. Procedendo nella nebbia cercheremo di aiutarci a vicenda, tenendoci a tiro di voce. L'ideale sarebbe trovare una cartina stradale del groviglio bell'e pronta, che probabilmente non esiste. Ma ho scoperto nel passato alcune pubblicazioni che potrebbero rivelarsi utili, e sono certo che molti tra voi mi suggeriranno altre letture: tutto può servire.

(6. continua)