L'Istrice | Internet&CoNewsDigest | eBookNewsDigest | Il Catalogo
Dialetti d'Italia | Diario del '900 | The Web Park Speaker's Corner
The Bookstore | BibliotecaOnLine | Home Page
 



di memoria, cultura e molto altro...




Rubrica ad aggiornamento settimanale


 

30 marzo 2003

n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36
37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51  52  53  54  55  56  57  58  59  60  61  62  63  64  65  66
67  68 69 70 71 72

Ho un carissimo amico che vive sotto l’ascella verde di un fiume, dentro a un grande capannone all’interno del quale ha realizzato il laboratorio dei suoi sogni. Si chiama Luigi e in un mondo rimbecillito dai potenti decibel dell’elettronica, lui se ne va a caccia dei rumori della natura, che poi non sono rumori, ma linguaggi e armonie da decifrare. Li chiamano “rumori” chi non li capisce, altro che storie.

Luigi è un costruttore di “arpe eolie” (lui si è autodefinito “portatore di arpa”), che poi installa in punti particolari del paesaggio e chiama la gente ad ascoltare. E la gente, abituata ai decibel della discoteca o del frastuono della città, aguzza l’udito, avverte un tremito e commenta: «Tutto qui?». E che diamine, mica avevate la pretesa di ascoltare una sinfonia di Beethoven! Il linguaggio della natura è questo: soffice e silenzioso, nascosto e da catturare con queste arpe eolie.

Le arpe si chiamano "eolie" perché le loro corde sono messe in vibrazione dal vento. Nella Bibbia si parla di un’arpa che il re Davide aveva sospeso sul suo letto e quando il soffio del vento Aquilone la accarezzava emetteva un suono. Questi strumenti si diffusero particolarmente fra il Settecento e l’Ottocento soprattutto in Germania e in Inghilterra.

Siamo nel campo dell’arte e della poesia, d’accordo, ma qualcuno si è interessato di questi strumenti anche da un punto di vista scientifico e questo personaggio fu Giovan Battista Della Porta, autore di quel Magia naturalis nel quale si trova un capitolo intitolato "Per fare che le lire, le cetre ed altri strumenti risuonino per mezzo del vento". In esso si leggono queste indicazioni: "Quando vedrai una grande tempesta di vento, disporrai in senso contrario degli strumenti, come cetre, arpe, liuti, flauti. Avverrà che il vento, sopraggiungendo con impeto, li farà risuonare leggermente, e i suoni di questi strumenti formeranno un accordo molto dolce, di cui ti rallegrerai".

Il primo a costruire una vera arpa eolica fu Athanasius Kirker, che chiamò lo strumento "macchina armonica automatica", mentre il termine "arpa eolica" fu coniato nel 1784 da  Matteo Young.

Questi strumenti hanno da sempre affascinato i poeti e fra questi il nostro Giovanni Pascoli che in alcune sue poesie le cita:

i fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa
arpa sonora, al vento

(La via ferrata)

...mentre sul capo al soffio d’un sospiro
ronzano i fili tremuli di rame

(Solitudine)

Novalis ricorre all’arpa eolia per descrivere le suggestioni della Natura:
"La natura è un’arpa eolia, è uno strumento musicale i cui suoni sono a loro volta tasti di corde superiori dentro di noi".
 

Tutto, dunque, è musica e queste arpe sembrano cogliere in natura quei rapporti musicali di cui parlavano i Pitagorici, a dimostrazione di come noi siamo immersi in una grande armonia. Purtroppo i grandi rumori del mondo nascondono la vera voce della natura, che parla al cuore in maniera talmente leggera che pochi riescono ad ascoltare. Un'arpa eolia installata sull’argine di un fiume coglie la voce del vento che gioca sull’acqua e sui canneti delle rive. Ma sono i leggeri sospiri della natura, oggi purtroppo nascosti dai tristi rumori delle bombe che turbano i nostri sogni. Auguriamoci che presto torni il silenzio per ascoltare le soavità della natura che ora sta risvegliandosi al tiepido vento della primavera.

Franco Gàbici

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002) .

 

 

 

 

© Copyright by Simonelli Editore
Vietato copiare o linkare senza autorizzazione
Any copy or link is forbidden without permission.