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Ho un carissimo amico che vive sotto l’ascella
verde di un fiume, dentro a un grande capannone all’interno del quale ha
realizzato il laboratorio dei suoi sogni. Si chiama Luigi e in un mondo
rimbecillito dai potenti decibel dell’elettronica, lui se ne va a caccia dei
rumori della natura, che poi non sono rumori, ma linguaggi e armonie da
decifrare. Li chiamano “rumori” chi non li capisce, altro che storie.
Luigi è un costruttore
di “arpe eolie” (lui si è autodefinito “portatore di arpa”), che poi installa
in punti particolari del paesaggio e chiama la gente ad ascoltare. E la gente,
abituata ai decibel della discoteca o del frastuono della città, aguzza
l’udito, avverte un tremito e commenta:
«Tutto qui?». E che diamine, mica
avevate la pretesa di ascoltare una sinfonia di Beethoven! Il linguaggio della
natura è questo: soffice e silenzioso, nascosto e da catturare con queste arpe
eolie.
Le arpe si chiamano
"eolie" perché le loro corde sono messe in vibrazione dal vento. Nella Bibbia
si parla di un’arpa che il re Davide aveva sospeso sul suo letto e quando il
soffio del vento Aquilone la accarezzava emetteva un suono. Questi strumenti
si diffusero particolarmente fra il Settecento e l’Ottocento soprattutto in
Germania e in Inghilterra.
Siamo nel campo
dell’arte e della poesia, d’accordo, ma qualcuno si è interessato di questi
strumenti anche da un punto di vista scientifico e questo personaggio fu
Giovan Battista Della Porta, autore di quel Magia naturalis nel quale
si trova un capitolo intitolato "Per fare che le lire, le cetre ed altri
strumenti risuonino per mezzo del vento". In esso si leggono queste
indicazioni: "Quando vedrai una grande tempesta di vento, disporrai in senso
contrario degli strumenti, come cetre, arpe, liuti, flauti. Avverrà che il
vento, sopraggiungendo con impeto, li farà risuonare leggermente, e i suoni di
questi strumenti formeranno un accordo molto dolce, di cui ti rallegrerai".
Il primo a costruire
una vera arpa eolica fu Athanasius Kirker, che chiamò lo strumento "macchina
armonica automatica", mentre il termine "arpa eolica" fu coniato nel 1784 da
Matteo Young.
Questi strumenti hanno
da sempre affascinato i poeti e fra questi il nostro Giovanni Pascoli che in
alcune sue poesie le cita:
i fili di metallo a quando a quando squillano, immensa
arpa sonora, al vento
(La via ferrata)
...mentre sul capo al soffio d’un sospiro
ronzano i fili tremuli di rame
(Solitudine)
Novalis ricorre all’arpa eolia per descrivere le suggestioni della Natura:
"La natura è un’arpa eolia, è uno strumento musicale i cui suoni sono a loro volta tasti di corde
superiori dentro di noi".
Tutto, dunque, è musica e queste arpe sembrano cogliere in natura quei rapporti musicali di cui
parlavano i Pitagorici, a dimostrazione di come noi siamo immersi in una
grande armonia. Purtroppo i grandi rumori del mondo nascondono la vera voce
della natura, che parla al cuore in maniera talmente leggera che pochi
riescono ad ascoltare. Un'arpa eolia installata sull’argine di un fiume coglie
la voce del vento che gioca sull’acqua e sui canneti delle rive. Ma sono i
leggeri sospiri della natura, oggi purtroppo nascosti dai tristi rumori delle
bombe che turbano i nostri sogni. Auguriamoci che presto torni il silenzio per
ascoltare le soavità della natura che ora sta risvegliandosi al tiepido vento
della primavera.
Franco Gàbici
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002) .
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