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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 10 Giugno 2017




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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

Stregato
da Jerry Lewis
e Dean Martin


  Da ragazzo sono stato un appassionato fan di Jerry Lewis e di Dean Martin e se vi parlo di questa eccezionale coppia è perché pochi giorni fa, il 7 giugno, Dean avrebbe compiuto cento anni. Jerry, invece, appartiene ancora a questo mondo anche se proprio in questi giorni è stato ricoverato in ospedale ma, a dispetto dei suoi novantuno anni suonati, dicono che se la caverà.
Dean Martin non era il suo vero nome. Lui si chiamava Dino Crocetti e quel cognome dichiarava le sue origini tutte italiane. Il padre, infatti, era originario di Montesilvano, in provincia di Pescara, e anche la madre, Angela Barra, che era nata in America, aveva i genitori anch’essi abruzzesi. E tutto italiano fu il suo primo pseudonimo: Dino Martini.
Martini come il famoso aperitivo? Macché. Martini come Nino Martini, un tenore italiano che lavorò negli Usa per la Paramount interpretando alcuni film.
Devo dire che quando Dean si separò dal suo compare Jerry ci rimasi parecchio male ma feci buon viso a cattiva sorte e cominciai a seguirli ugualmente. Jerry esordì da solo con Il delinquente delicato mentre Dean abbandonò il comico e si dette al drammatico nel film I giovani leoni (con Marlon Brando e Montgomery Clift). E con il passar del tempo Dean si rivelò un grandissimo attore, basti pensare a Un dollaro d’onore (con John Wayne, Walter Brennan e Angie Dickinson), Qualcuno verrà (con Frank Sinatra e Shirley Mac Laine), Tre contro tutti e I quattro del Texas (ancora con Sinatra)… tutti doppiati dal mitico Gualtiero De Angelis, una delle voci più belle del nostro cinema. Ma anche Jerry in fatto di doppiaggio non scherzava perché gli aveva prestato la voce il grande Carlo Romano.
Dean Martin fu anche un grandissimo cantante. La sua voce vellutata e inconfondibile ha fatto parte della colonna sonora dei miei anni liceali. Mi piacevano un sacco Return to me e Innamorata, quest’ultima tratta dal film Artisti e modelle. Innamorata, nel film, è anche interpretata da Jerry Lewis mentre duetta su e giù per una scala con una giovanissima Shirley Mac Laine. Dal film Occhio alla palla!, invece, uscì la famosissima That’s amore, tanto famosa che un documentario sulla vita di Dean Martin fu proprio intitolato con il nome della canzone così come la biografia That’s amore: a son remembers Dean Martin scritta dal figlio Ricci Martin. E molti anni dopo That’s amore, nella versione originale di Dean Martin, fu inserita nella colonna sonora del film Stregata dalla luna di Norman Jewison e se non sbaglio mi sembra di ricordare che la voce di Dean accompagnasse lo scorrere dei titoli di testa. Ricordate?

When a moon
hits your eye
like a big
pizza pie
That's amore

E poi via con una sequela di italianismi che nel loro insieme inneggiano a Napoli, al sole, alla tarantella, alla “vita bella” e alla pizza… Quando la luna colpisce il tuo occhio come una gran fetta di pizza, canta Dean, questo è amore. Ma è anche amore quando le stelle ti fanno venir fame come la pasta e fagioli, che nel disco Dean chiama “pasta e fasul” con una definizione che ha ben poco di napoletano ma che richiama se mai il dialetto romagnolo. Stelle e fagioli danno vita sicuramente a una coppia inedita ma del resto i due mondi, a pensarci bene, sono separati solamente da una “g”. Le stelle, infatti, appartengono alla astronomia mentre i fagioli alla g-astronomia.
Che tempi, ragazzi!
Tempi che oggi nessun giovane può immaginare come fossero.
Pensate. Non tutti i film della coppia Lewis & Martin finivano nei circuiti parrocchiali e noi ragazzini che si viveva all’ombra del campanile dovevamo accontentarci di quello che passava il convento. Pellicole come Artisti e modelle o Hollywood o morte! erano assolutamente vietate perché il CCC bollava certi film con le sigle Ar (Adulti con riserva) o addirittura con la S (sconsigliato) e quella S tutte curve pareva per davvero il serpentello che aveva tentato Eva. Oggi questi film sono roba da educande. Ma allora il mondo girava così.
Dean Martin da giovane fece anche il boxeur ma evidentemente i guantoni non facevano per lui. Sul ring si faceva chiamare Kid Crochet e faceva di tutto per non farsi colpire. E quando i guantoni di un avversario andarono a planare senza delicatezza sulla sua bella faccia, decise di piantarla con gli sganassoni. Aveva disputato solamente dodici incontri e Dean era solito dire con ironia: “li ho vinti tutti tranne undici”.
Dean morì il giorno di Natale del 1995 e sulla sua tomba è inciso Everybody Loves Somebody Sometime (Tutti amano qualcuno prima o poi), il titolo di una delle sue più famose interpretazioni alla quale Dean era particolarmente affezionato anche perché la canzone era riuscita a spodestare nelle classifiche “Billboard Hot 100” niente meno che i Beatles. Davvero una bella soddisfazione!

Franco Gàbici




 

Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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