Nei beati anni Cinquanta del secolo scorso tutti i bollettini meteorologici terminavano con la frase Nebbia in Val Padana e l’annuncio era talmente reiterato che ti veniva da pensare che quella frasetta fosse pre-stampata in calce ai fogli sui quali andava scritto il bollettino che, ovviamente, era del Servizio meteorologico dell’aeronautica e che era valevole fino alle 24 del giorno stesso.
Nebbia in Val Padana era diventato anche un modo di dire e quando uno, che so, si trovava in una situazione particolarmente difficile da sbrogliare, state pur certi che novantanove su cento si lasciava scappare un Nebbia in Val Padana. Ma il mondo, cari amici, cambia e a volte fa traballare certi capisaldi dei nostri bagagli culturali e oggi a far le spese di questi rapidi mutamenti è proprio la nebbia nella valle del Po. Secondo uno studio del Cnr, infatti, il fenomeno nebbia nella valle sarebbe diminuito, in questi ultimi vent’anni, di almeno il cinquanta per cento.
La nebbia!
D’accordo, è sempre stata considerata una nemica, un fastidio, soprattutto per chi era costretto a girare in auto nelle ore notturne, ma a parte questo la nebbia aveva una sua poesia anche se tradotta in versi incappava in qualche contraddizione. Su ragazzi, invitava la maestra, cominciamo a leggere San Martino di Carducci e tutti a ripetere "La nebbia agl’irti colli piovigginando sale" ed eravamo talmente concentrati su quell’irti, che era una parola sconosciuta al nostro lessico, da far passare in secondo piano quel comportamento bizzarro della nebbia che anziché scendere saliva. Misteri dei poeti.
Galilei, pensando a chi gli contestava che la terra se ne stava immobile era uscito con quella famosa considerazione "Eppur si muove" e io, che di certo non oso nemmeno da lontano paragonarmi a grande pisano, nel piccolo pensando alla nebbia dico eppur scende (o cala). Ma queste sono quisquilie e pinzellacchere come direbbe il grande Totò che proprio sulla nebbia ha cucito alcune sue memorabili considerazioni.
Ricordate il film di Camillo Mastrocinque "Totò, Peppino e la malafemmena", il film, tanto per capirci, del famoso sketch della lettera (Veniamo con questa mia a dirvi, addirvi, una parola…)?
Bene, proprio in questo film Totò, in procinto di partire alla volta di Milano, chiede ulteriori delucidazioni sulla nebbia al vicino di casa Mezzacapa che poco prima lo aveva messo in guardia da quel fenomeno atmosferico tipico di Milano. Ma, obietta Totò, se a Milano, quando c’è la nebbia, non si vede, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?
Alla nebbia, dunque, dobbiamo questa bellissima domanda del re della risata.
Ma la nebbia è anche poesia. Mi vengono alla mente le immagini di Amarcord di Federico Fellini dedicate al vecchietto perso nella nebbia ma anche al bambino che proprio in mezzo alla nebbia ha quella apparizione di una mucca che sembra materializzarsi davanti a lui.
Secondo Giovanni Pascoli la nebbia, impalpabile e scialba, nasconde le cose lontane.
Spesso la nebbia diventava la protagonista del gioco del pallone perché calava inesorabile sui campi di calcio e costringeva l’arbitro a sospendeva la partita.
La nebbia nasconde le cose e rende di ovatta i rumori…
La nebbia richiama anche certi paesaggi guareschiani della Bassa e proprio Giovannino Guareschi ha dedicato alla nebbia un gustoso racconto per bambini intitolato "Taxi nella nebbia". Uscito dal teatro, racconta il padre di Don Camillo e Peppone, “la nebbia era scesa a rendere impenetrabile il buio” e per evitare di perdersi si affida ad un taxi.
Guareschi resta stupito da come l’autista del taxi corra lungo le strade di Milano ma l’autista gli risponde che è solo questione di pratica. E, una volta arrivati, Guareschi scende e non solo paga il tassista ma aggiunge una cospicua mancia come segno di riconoscenza della sua straordinaria bravura. Ma la storia si conclude con un colpo di scena. Guareschi, infatti, tutto felice si avvicina al portone di casa, infila la chiave nella toppa ma questa non ne vuol sapere di entrare. Sfido io! Quello non era il portone di casa sua! Il tassista, dunque, per causa della nebbia, si era sbagliato.
Ma storie come queste non si potranno più ripetere o meglio, si potranno ripetere solamente al cinquanta per cento perché la nebbia in questi ultimi tempi è diminuita della stessa percentuale. Insomma, la nebbia, da questi tempi, sembra davvero “salita”. E allora stai a vedere che aveva ragione Carducci!
Franco Gàbici
Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).