Il 14 marzo è stato dichiarato giornata mondiale del “pi greco”, il famoso tre e quattordici col quale ci siamo divertiti fin da bambini per calcolare la lunghezza della circonferenza conoscendo il diametro. Ricordo che mia zia Quinta aveva preso il coperchio di una pentola e lo aveva misurato con il metro da sarta che usava mia madre. Poi mi disse, adesso misura il diametro e moltiplicalo per 3.14. Grande! Quella moltiplicazione dava come risultato proprio la lunghezza della circonferenza. Ma cosa diavolo era questo misterioso e fantastico 3.14? Lo chiamavano anche “pi greco” e più avanti negli anni ho imparato che la scelta della “p” per battezzare questo numero derivava dal fatto che era la prima lettera della parola “perimetros”, che in greco sta pressappoco per “misura attorno”.
Un numero magico, come magica era la matematica. E pure misterioso, come dimostra questo aneddoto realmente accaduto che mi ha raccontato l’ingegner Adalberto Gulli, già dirigente dell’Eni. Mi disse che quando a Ravenna fu impiantata l’Anic, furono inviati sul posto dei tecnici per addestrare le maestranze e durante una delle lezioni teoriche si insegnò agli operai il calcolo dell’area della sezione di un tubo che, essendo circolare, chiamava inevitabilmente in causa il mitico “3.14”. Se volete calcolare l’area di una sezione, disse il “professore”, dovete moltiplicare per se stesso il raggio e poi moltiplicate il tutto per 3.14. Chiaro? Chiarissimo. Ma evidentemente fra le maestranze c’era qualcuno votato all’approfondimento che pretendeva qualcosa di più e così questo tale chiese al “professore” cosa fosse mai questo “3,14” e il tecnico gli rispose: “Mah, non saprei. È un numero che me lo ha dato la direzione centrale!”. Straordinario!
Ma perché il 14 marzo è stato adottato come “Pi Day”? Beh, provate a scrivere la data secondo la convenzione anglosassone e ve ne renderete subito conto. Gli anglosassoni, con la loro mania di anteporre il mese alla data del giorno, anziché scrivere “14 marzo” scrivono infatti 3.14 e così un bel giorno al fisico americano Larry Shaw venne la bella idea di dichiarare questa giornata “Pi Day”. Tutto questo accadeva nel 1988 e Shaw venne immediatamente insignito del titolo onorifico di “Principe del Pi Greco”.
Quel giorno il “pi greco” venne solennemente celebrato nell’Exploratorium di San Francisco con un girotondo rigidamente circolare per ricordare l’intima connessione fra il numero magico 3.14 e la circonferenza.
Il 14 marzo, dunque, in quasi tutti i Dipartimenti di matematica del globo si è festeggiato il “pi greco” e dal momento che si può scrivere anche 3.1415 alcuni lo hanno festeggiato alle ore 15!
Il “pi greco” è uno di quei numeri che i matematici hanno definito “trascendentali” e in effetti un po’ di trascendenza deve esserci nel suo dna perché i decimali di questo numero non finiscono mai (come del resto succede anche per altri numeri) ma ciononostante molti si sono divertiti a calcolarli non certo con l’intenzione di contarli tutti perché sarebbe come contare i granelli di sabbia di una spiaggia senza fine ma per vedere di rintracciare qualche curiosità in questa sequela infinita. E invece non è stato trovato un bel niente.
Nel 1973 si arrivò a determinare il primo milione di cifre decimali e a compiere l’impresa fu un computer che lavorò per un giorno intero. Passano sedici anni e un potente calcolatore dell’IBM arriva al miliardo. Alla fine del 2009 l’informatico francese Fabrice Ballard arrivò a calcolare quasi 3 mila miliardi di decimali facendo lavorare un computer per 121 giorni, ma nell’agosto dello scorso anno l’ingegnere giapponese Shigeru Kondo ha raggiunto i 5 mila miliardi di decimali utilizzando un software creato dallo studente americano Alexander Yee. L’impresa è stata riconosciuta dal Guinness dei Primati. Ma Kondo, non soddisfatto della sua fatica, sta già lavorando per raggiungere, entro la prossima estate, i 10 mila miliardi di decimali.
Ma le stravaganze, come gli esami di De Filippo, non finiscono mai e Akira Haraguchi, un ingegnere giapponese in pensione, si è guadagnato una certa notorietà proprio grazie al “pi greco”. Come si legge in “Wikipedia”, questo ingegnere, nato nel 1946, probabilmente ha voluto dimostrare che anche il cervello umano è una macchina speciale e così il 3 ottobre del 2006, a sessant’anni, ha recitato a memoria le prime 100 mila cifre decimali del “pi greco”. Il suo “recital”, organizzato in una sala pubblica di Kisarazu, una città a est di Tokyo, è iniziato alle 9 del mattino e all’una e 28 del giorno dopo l’ingegnere tagliò il traguardo dei 100 mila decimali. Il tutto venne filmato e documentato.
L’ingegnere non recitò i numeri tutto d’un fiato, ma ogni due ore si concedeva una pausa di cinque minuti per rifocillarsi con gli “onigiri”, polpette composte di riso bianco con un ripieno vegetale o di pesce e avvolte da un alga essiccata.
Il “Guinness dei Primati”, però, non ha ancora riconosciuto l’impresa di questo ingegnere giapponese, ma continua, almeno per ora, a riconoscere il record di uno studente giapponese di 24 anni di nome Chao Lu che nel 2005 recitò 67.890 cifre del “pi greco” in 24 ore e 4 minuti.
E adesso leggete queste righe: “Ave o Roma, o madre gagliarda di latine virtù, che tanto luminoso splendore prodiga spargesti con la tua saggezza”. Se non trovate niente di strano, provate a contare una per una il numero delle lettere di ogni parola: 3, 1, 4, 1, 5, 9, 2, 6… Scoprirete così che dietro questa frase si nascondono in realtà i primi 19 decimali del nostro “pi greco” (3,1415926535897932384..).
Tantissimi matematici si sono divertiti a comporre frasi di questo genere e fra tutte merita una particolare menzione il lavoro di una professoressa di matematica di Siracusa, di nome Maria Intagliata, che ha scritto un poemetto usando 999 parole e adottando lo stesso criterio.
Il suo pomemetto, dal titolo “Pi Greco in versi”, inzia così: “Sei, o cara e amata geometria, la poesia amica, del verso sinfonia. Proprietà antiche, costruite con la dea fantasia, sono eterne, se legate alla tua via…”.
Considerazione finale: questo scritto si compone di poco più di 6 mila battute. Se penso ai miliardi di decimali del “pi greco” mi viene freddo.
Franco Gàbici
Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).