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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 30 Gennaio 2010



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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

 Addio,
 Giovane Salinger


  QBeh, se proprio lo volete sapere, Jerome David Salinger non sarebbe mai andato a Porta a porta e non lo avremmo mai visto seduto in poltrona in uno dei tanti cretinissimi talk show, quelle robe da lasciarti secco che la tivù offre alla sterminata platea catodica. Lui infatti era scontroso che più scontroso non si può. Ma era fatto così e forse era fatto bene. Non gli andava di mostrarsi in pubblico come fanno i pavoni, proprio non gli andava, e ce ne sono tanti di pavoni, in giro nel grande pollaio del mondo. E scommetto pure che a Salinger non sarebbe piaciuto vedere le vetrine delle librerie zeppe del suo Giovane Holden per la sola ragione che lui se n’è andato alla bella età di novantun anni. Ma questa è la legge del mercato.
  Muore uno scrittore e immediatamente le vetrine propongono le sue opere.
  Nel caso di Salinger, però, gli editori non si danneranno di certo l’anima perché Salinger vuol dire sempre e soltanto Giovane Holden, un racconto che uscì in America nel 1951 con una fiammante copertina tutta rossa nella quale campeggiavano un cavallo e il titolo in caratteri gialli The Catcher in the Rye che tradotto in italiano diventa una roba senza senso, sì la storia della segale e tutto quanto, roba da filologi, che se ne stanno lì a spaccarsi la testa sul significato mentre in realtà il vecchio Salinger probabilmente non voleva dire proprio niente con quel dannatissimo titolo, gli era venuto così e basta e poi via chissenefrega del titolo tanto quello che conta è il contenuto del libro.
  I titoli sono gli specchietti per le allodole e gli editori li manipolano a loro piacimento, come fece il grande Leo Longanesi con Giuseppe Berto quando gli consegnò il manoscritto intitolato La perduta gente, un titolo che richiamava un ambiente da pezzenti e la gente non è che abbia voglia di leggere cose sui pezzenti e così Leo Longanesi, che la sapeva lunga, mutò il titolo in Il cielo è rosso che detto così non significa proprio nulla però è sicuramente un bel titolo non c’è che dire anche perché richiama nell’immaginario collettivo la credenza che quando il cielo è rosso di sera si ha ragione di sperare che il giorno dopo il tempo sia più bello, ma nel caso di Salinger nessuno in America si è preoccupato di cambiare il titolo cosa che invece è accaduta in Italia come ebbi modo di scrivere qualche Bollicina fa quando informai i miei lettori, ammesso che ce ne siano ancora, che il racconto di Salinger uscì in Italia nel 1952 edito da Gherardo Casini e tradotto da Jacopo Darca con il titolo Vita da uomo.

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  Il libro però fu un dannatissimo fiasco, ma poi un bel giorno Giulio Einaudi chissà perché decise di riesumarlo e anziché lanciarlo come Vita da uomo lo presentò come Il giovane Holden e tutti sanno come è andata a finire la storia, il racconto di Salinger è diventato un best seller con milioni e milioni di copie vendute in tutte il mondo e state pur certo che Il giovane Holden in questi giorni salirà anche in vetta alle classifiche dei libri più venduti e magari andrà a finire che uno se lo compra anche se in casa ne ha già una copia, a volte può succedere anche questo, ma io a questo punto avrei qualcosa da dire sulla copertina del libro perché tutti adesso parlano del romanzo di Salinger come “il libro dalla copertina bianca” e in effetti è vero, ma la prima edizione nella collana dei Super Coralli non aveva la sopraccoperta bianca ma recava un dipinto, e magari poteva anche essere il dipinto di un autore importante ma sapete anche voi quanto sia triste il destino delle sopracoperte, cominciano a sfrangiarsi, a deteriorarsi e allora va a finire che si gettano e io purtroppo ho commesso questo orribile peccato perché mi ritrovo negli scaffali l’edizione dei Super Coralli senza la sua dannata sopraccoperta ma se proprio lo volete sapere ho anche l’edizione degli Struzzi che reca in copertina un quadrato celeste, e solamente in tempi recenti venne fuori la copertina bianca e tutto il resto, ma io adesso non ho pace finché non scoprirò l’autore di quella prima copertina, che magari sarà finita in qualche cassetto perché non è detto che l’abbia gettata via, io non butto mai via nulla se proprio lo volete sapere, e dunque potrebbe anche essere nei paraggi del mio studio ma io intanto da ieri sera mi sto chiedono dove sarà finita questa copertina e mi sento un po’ come il giovane Holden Caulfield quando pensa a dove andranno a finire le anatre del laghetto del Central Park quando l’acqua diventa ghiaccio e magari uno potrebbe pensare che la domanda sia un po’ così, ma forse è un po’ così perché nessuno si è mai posto seriamente il quesito del dove vanno a finire le anatre quando l’acqua ghiaccia, ma se ci pensate bene vi renderete conto che non è così. Tutto questo per dirvi che il libro del vecchio Salinger non è una cosa banale ma una faccenda profonda, a volte anche metafisica, e se non ci credete andate a leggere le impressioni di Holden quando va al cimitero a trovare in una giornata di pioggia il vecchio Allie, che era suo fratello. Vi assicuro che vale tutto il libro, non scherzo. Ed è stupenda anche la pagina che descrive la visita furtiva di Holden alla scuola della vecchia Phoebe, che era la sua sorellina, e rimane colpito dalla scritta “ca…” che vede su un muro e lui vorrebbe cancellarla, ma poi ne vede un’altra, e un’altra ancora e allora, conclude, “anche ad avere un milione d’anni a disposizione, uno non riuscirebbe a cancellare nemmeno la metà dei ‘ca…’ lasciati come firma nel mondo. Impossibile”.
  Impossibile, davvero, a togliere le sozzure dal mondo e il giovane Holden tristemente conclude: “Credo perfino che se un giorno morirò e mi ficcheranno in un cimitero, e io avrò una tomba e tutto quanto, sopra ci sarà scritto ‘Holden Caulfield’ e in che anno sono nato e in che anno sono morto, e poi, sotto, un bel ‘ca…’. Sono pronto a giurarci”.
  Ma adesso vi dico una cosa che vi farà saltare sulla sedia.
  Nell’edizione del 1952 il traduttore Jacopo Darca, che secondo me non ha niente da invidiare ad Adriana Motti (che ha tradotto Salinger per Einaudi), non fece ricorso all’espediente dei tre puntini dopo il “ca”, ma scrisse la parola per intero e sicuramente ai pochi lettori dovette fare un bell’effetto vedere quella parola lì scritta proprio su un libro, una roba da lasciarti secco, davvero.
  Ecco, i nostri tempi schifi non sanno fare altro che mettere puntini a tutto spiano per nascondere le cose brutte. E forse non basterebbero tutti i puntini del mondo per coprirle tutte. E invece noi continuiamo a mettere puntini. Chissà cosa direbbe il vecchio Salinger!

Franco Gàbici

P.S. – Sono abituato a dare a Cesare quel che è di Cesare e in questo caso il Cesare di turno è Luigi Malerba, uno scrittore che amo moltissimo. Da lui, come ebbi modo di scrivere in una Bollicina, ho appreso che Il giovane Holden ebbe una prima edizione nel 1952 e che sono gli editori a fare la fortuna di un libro. Lo dichiarò in una intervista che si trova in Parole al vento, un libro edito da Manni e curato da Giovanna Bonardi, figlia di Malerba (Malerba, se non lo avete capito, era uno pseudonimo).

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Simonelli Editore consiglia di leggere:
Una Canzone al Giorno  di Franco Gàbici
Gadda - Il dolore della cognizione  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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