L'ISTRICE
Quando le notizie pungono

Le Rubriche


 
Sommario
Libri
SeBook
Ex Libris
Dialettando.com
Home Page Simonel
The Web Park Speaker's Corner
   
 

Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoConversazione su
"Il Ritorno - Boìcu e altre storie" di Romano Asuni

Quando la Memoria è protagonista
Borgosesia (VC) - 31 Ottobre 2007
Tornare
alle Radici

di Romano Asuni - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17

L'autore di «Il Ritorno - Boìcu ed altre storie», splendida raccolta di racconti che diventano romanzo pubblicata in eBook ed Ex Libris, dialoga con i lettori de L'ISTRICE lungo il filo della memoria. Prosegue e rinnova così il discorso aperto dal suo libro che segna il felice esordio nella narrativa di questo famoso giornalista che dalla Sardegna è approdato professionalmente a Milano diventando una delle grandi firme Amica, laDomenica del Corriere, il Corriere d'Informazione fino a dirigere Salve, il mensile di medicina e salute della RCS. Naturalmente i lettori di queste sue note periodiche non possono lasciarsi sfuggire la lettura del suo libro che può giungere in pochi click sullo schermo del vostro computer oppure arrivare per posta a casa in una Copia Ex Libris, in volume stampata appositamente per chi la acquista.
Guarda la VideoPresentazione dell'Editore di Il Ritorno - Boìcu e altre storie >>>

L’uomo che non aveva mai detto grazie

  “Quando seppellirono zio Antioco, Moizzu era in seconda fila, dietro i parenti, e molti si scandalizzarono e dissero sottovoce “Ma quello cosa ci fa?”, e tanti annuivano, perplessi. Ma lui, che queste cose le capiva prima di sentirle, non ci faceva caso e al massimo si toccava la cravatta nera che non aveva mai messo, neppure quando avevano sepolto suo padre. D’altra parte, lui era fatto così, non voleva mai dover spiegare niente a nessuno e se si era messo a quel punto del corteo erano affari suoi e di chi se n’era andato, e basta. Anche i parenti avrebbero capito, altrimenti avrebbero saputo, a suo tempo. Moizzu in dialetto non vuol dire niente o forse è la deformazione spregiativa di un cognome, Moi, che era quello giusto ma sembrava piuttosto aver preso origine dalla conformazione dell’uomo, dal suo fisico e anche, va detto, dal suo carattere. Era un uomo massiccio e asciutto, con un viso che sembrava scolpito con l’accetta e neppure con molta attenzione.
  “Di lui si raccontavano molte cose, che bevesse tanto, che avesse rubato chissà cosa a chissà chi, ma l’unica volta che lo videro attraversare la porta della caserma dei carabinieri, fu per vederlo uscirne qualche ora dopo con un normale “Buonanotte, maresciallo, ci vediamo”. Ma non era neppure un confidente dell’Arma, e su questo avrebbero giurato anche i peggiori nemici che aveva, come quel Gesuino che per una stupida battuta si era visto scaraventare a terra davanti a tutti e minacciare con un calcio che gli avrebbe sfondato il torace. Si era rannicchiato e aveva atteso il colpo che non era mai arrivato: “Vattene a casa, va’…”, gli aveva soltanto intimato Moizzu. “Un rabbioso e un prepotente –lo avevano definito- ma confidente no, non è nel suo carattere. Non parlerebbe neppure davanti a San Pietro”.
  “In effetti, Moizzu ne aveva visto tanti tornare in paese col cinghiale o il cervo presi di frodo, a caccia chiusa, ai tempi in cui le bestie erano ancora tante e la fame anche di più, e si era voltato dall’altra parte o aveva finto di accudire gli animali, i pochi che gli erano rimasti.
  “Perché erano tempi grami anche per lui, al punto che più di una volta aveva rifiutato, con qualche difficoltà, l’invito a partecipare a delle spedizioni, “tranquille, mi’, senza rischio per nessuno”, per procurarsi soldi facili e forse anche molti. Disse di no, ma pensava a come avrebbe fatto a pagare il pascolo per il bestiame e quella vigna piccola di malvasia che suo padre aveva lavorato ma di anno in anno aveva dimenticato di pagare, prima di morire. Forse pensava bastasse qualche bottiglia che mandava ogni tanto al proprietario, perché pazientasse. Ma quando il padre morì improvvisamente, addormentandosi in campagna, Moizzu si rese conto che avrebbe dovuto far fronte a una montagna di debiti. Erano, calcolati stretti, più o meno tre milioni dell’epoca, quanto bastava per cominciare a costruire una casa e fermarsi all’intonaco, che poteva aspettare. Un peso insopportabile per uno come lui che aveva sempre fatto il pastore e vissuto del pane e formaggio e delle poche lire che il padre ogni tanto gli allungava brontolando. All’epoca, cedendo alle tentazioni, si era lasciato andare anche a qualche azione spericolata, con qualche altro giovanotto in vena d’avventure. Ma era bastato che una sola volta i carabinieri lo invitassero in caserma “per accertamenti” per fargliene passare la voglia. Non era successo nulla di particolare, ma quel vecchio marpione dell’appuntato Mallus gli si era avvicinato con un paio di manette e le aveva poggiate sul tavolo. Erano grandi, pesanti, di quelle che i carabinieri chiamavano schiavettoni e gli altri “ferri da campagna”, con una lunga catenella che permetteva al carabiniere di controllare ogni mossa del prigioniero. “Sono quelli nuovi”, disse al maresciallo, “non li abbiamo ancora provati”. Il maresciallo capì al volo:” E provali, allora”, rispose indicando col mento Moizzu. “ Dammi i polsi”, ordinò Mallus, con voce autoritaria.
  “Moizzu impallidì, e non era facile fargli perdere colore, ma allungò le braccia porgendo i polsi. Raccontò in seguito:” Sono pesanti e fanno male, poi se il carabiniere che tiene la catenella è una carogna, ogni volta che la tira ti può stringere i ferri un po’ di più, ti paralizza le braccia……”. Fu quel giorno che decise che a lui non li avrebbero mai messi e nessuno lo avrebbe mai visto passare per strada impastoiato come un cavallo brado appena catturato. Morto il padre si buttò allora sul lavoro come un disperato, aiutando anche gli altri coi lavori dei campi e col bestiame, per ricavare qualche lira in più e pagare i debiti. Altro non sapeva fare, ma per quanto s’impegnasse leggeva sempre un velo di diffidenza negli occhi di chi poteva dargli dell’altro lavoro e non lo faceva. Le voci, qualche compagnia sbagliata, la sua chiamata in caserma, il debito da pagare di cui tutti sapevano tutto, avevano steso intorno a lui una rete invisibile da cui sembrava non sarebbe mai riuscito a evadere. La tentazione era a un passo, doveva solo farlo.
  ““ Saluri, Mariucciu”, salute Mario, era uno dei pochi che lo chiamasse col suo nome di battesimo.
  ““Buongiorno, tziu Antiogu, a cosa devo la visita?”. “So che stai lavorando anche fuori dal tuo”. Zio Antioco era entrato dalla porticina aperta, senza bussare.
  ““Eh, ammarolla, per forza, quando c’è necessità”.
  ““E qualche ora libera ce l’hai?” Moizzu sobbalzò: ”Quante ne vuole, per lei vendemmio anche di notte, aro, zappo, mi dica cosa devo fare….”
  “Zio Antioco era macellaio e commerciante di bestiame e i pochi terreni che aveva ereditato dal padre li aveva lasciati al fratello, ma i suoi guadagni, che per l’epoca erano consistenti, li aveva investiti in qualche altra vigna e qualche frutteto, che quasi nessuno curava. I figli, ormai grandi, andavano a scuola in città e anche i braccianti giornalieri preferivano ormai sporcarsi le mani con la calce, nell’industria edilizia che era esplosa e assorbiva tutta la forza lavoro disponibile. Sui campi erano rimasti in pochi e Moizzu era uno di quelli. Ma zio Antioco era anche uomo avveduto e prudente, che parlava con tutti e sapeva molto di molti. Conosceva anche le virgole del passato di Moizzu, ma non gli era sfuggito neppure che lavorava come un asino e che aveva vendemmiato quasi da solo la vigna di tziu Peppino “Cipolla” (ma si arrabbiava molto se veniva chiamato così) in una giornata, da prima dell’alba a dopo il tramonto. Un lavoro di tre giorni per due persone.
  “Così, gli diede il lavoro e gliene procurò anche degli altri fra qualche collega e amico. Mesi dopo, quando fu il momento di saldare i conti, Moizzu si contò i soldi in mano e scosse la testa. “Cos’è, non sei soddisfatto?”, gli chiese sorpreso zio Antioco. “No, va tutto bene, anzi, ho visto che lei ha aggiunto anche qualcosa. E’ che i soldi non bastano mai”.
  “ “E’ per quella storia?”
  ““ Per forza, è venuto l’ufficiale giudiziario e mi ha detto che ho solo tre mesi, poi si prende la vigna e il bestiame. Ma anche lavorando per tre io non ce la faccio e non voglio andare a rubare, eh, ho visto i ferri e mi è bastato. Ma se non c’è altra strada……”
  “Parlarono a lungo. Il giorno dopo zio Antioco andò in banca, come ogni settimana, per i soldi per il bestiame, ma questa volta prelevò molto di più. “Cosa deve comprare, un gregge?”, gli chiese l’impiegato che era un amico. Sorrise e uscì.
  “Da quel giorno, ogni tanto Moizzu compariva a casa di zio Antioco, con un foglio di giornale che avvolgeva un pacchetto, ma senza una scadenza fissa, così, come poteva. Intanto, però, stava sistemando la casetta del padre, ci aveva messo perfino una doccia per le sere d’estate, e aveva messo gli occhi addosso a una ragazza e alla vigna che stava vicino alla sua, quella della malvasia. Anche il gregge cresceva. Quando finì di restituire il dovuto, quasi due anni dopo, Moizzu era dimagrito e zio Antioco si era già ammalato e allora lui si rivolse alla moglie, zia Savina perché calcolasse gli interessi dovuti. La donna lo guardò e in un sussurro rispose:” Mi ha detto di dirti soltanto ‘bai cun Deus’, vai con Dio”
  “La sera del funerale dopo cena venne a trovarlo Efisio, un vecchio amico:” Ti ho visto alla cerimonia oggi, eri davanti, quasi coi parenti…..”, e ridacchiò. Moizzu lo guardò serio e con un velo di lacrime, subito ingoiato:”No, mi sono avvicinato solo perché dovevo parlare con lui e dirgli grazie. Non l’ho mai fatto con nessuno, nemmeno con mio padre”.

Romano Asuni
Qualche commento? Inseriscilo su The Web Park Speaker's Corner
 

 

Romano Asuni
Vuoi acquistare la copia
in eBook Pdf del libro
che arriva subito sul tuo computer? Clicca qui

C'è anche una opzione che
ti permette di regalare
una o più copie a chi
desideri via e-mail:
un'idea originale, economica
e veloce.

Se vuoi acquistare una copia Ex Libris di questo eBook ovvero stampata appositamente per te in un volume che ti giunge direttamente a casa entro 30 giorni dall'ordine, lo puoi fare direttamente da qui. Inserisci qui sotto il numero di copie desiderate e clicca su Aggiungi al carrello. Ogni copia di questo volume stampato "Su Misura" per te costa 20,00 euro.

N. copie:  

Vuoi regalare un Ex Libris?
È molto semplice:
basta inserire nella scheda dell'ordine, in un apposito box, nome, cognome e indirizzo della persona alla quale desideri far giungere il volume.



© Copyright Simonelli Editore - All the rights are worldwide reserved