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LE PRIME DUE PAGINE DI...

«Il re signore» di Luciano Regolo

1.
Nascita tra oscuri presagi

 

«Il principino è tornato a casa!» Così commentava un anziano di Racconigi, confuso tra le migliaia di persone che il 19 settembre 1993, a dieci anni dalla morte di Umberto II, festeggiavano l’inaugurazione del suo primo (e per ora) unico monumento in Italia.
Allampanato, nel suo doppiopetto un po’ sbiadito, andava fiero della sua età: «89 anni, quanti ne avrebbe avuti Lui se fosse ancora vivo». E ricordava di quando, da bambino, la madre lo portava dietro le cancellate del maniero guariniano per sbirciare i giochi in giardino di quel suo coetaneo illustre. Di quando, sempre lì, nella “sua” Racconigi, Umberto aveva festeggiato i 21 anni e, più tardi, sceso lo scalone della reggia con i suoi bambini in mano per presentarli alla gente assiepata lì intorno.
Per lui, per l’attempato di Racconigi, Umberto era rimasto sempre “il principino”. In barba agli anni e in barba a un denigratore nervoso che, per tutta la durata della cerimonia, nascosto dietro i gerani di una finestra con vista sulla piazza, continuava a interrompere le note della Marcia Reale con l’urlo: «Vergogna, a morte i Savoia!».
L’esternatore furioso fu poi stanato e portato via a braccetto dai carabinieri, proprio mentre si scopriva l’effigie del re. Un busto dall’aria un po’ triste, messo sotto i portici del Municipio di Racconigi, col volto malinconico e segnato dagli anni, che guarda proprio in direzione del castello in cui Umberto vide la luce.
» accanto al monumento di un altro re sabaudo come lui morto esule in Portogallo e legato da un affetto tutto particolare a questa cittadina al confine tra Cuneo e Torino: Carlo Alberto.
Sotto il busto dell’ultimo sovrano d’Italia, il laconico curriculum: «Umberto II re d’Italia, già principe di Piemonte dal padre Vittorio Emanuele III re e imperatore. La luogotenenza generale del regno il 5 giugno 1944 e la corona il 9 maggio 1946 ebbe. Per restituirla libera ai suoi destini le sorti d’Italia strenuamente difese in patria e nell’esilio».
Poche righe per concentrare una vita lunga 79 anni, segnata da drammatici eventi epocali e tanti segreti personali, oscuri ancora ai più. Infine, come chiosa, una frase del sovrano: «Con la libertà tutto è possibile, senza la libertà tutto è perduto».
Lui che di libertà ne ebbe sempre pochissima aveva fatto di queste parole qualcosa di più di un bel motto: un credo fervido, capace di scongiurare i rimpianti del passato e le incertezze del futuro.
Sì, aveva proprio ragione il suo anziano concittadino: è a Racconigi la vera “casa” di Umberto, il luogo che contiene le chiavi per sciogliere gli enigmi di una personalità talmente complessa e riservata da mettere in crisi chiunque abbia il compito di interpretarla.
L’amore per la natura, l’infanzia spensierata, la passione per l’iconografia e quella per il disegno, il forte legame con la madre, i primi sogni e le prime delusioni. Tutto ha avuto inizio qui, dove Umberto di Savoia nacque in una notte di temporale, alle 23 del 15 settembre 1904. Alle 23, per una strana coincidenza, la stessa ora in cui era venuto al mondo suo padre.
Sua madre, la regina Elena, aveva scelto di partorire nel Castello di Racconigi, antica residenza sabauda del cuneese circondata da un parco di oltre 170 ettari, per non privare il marito e le sue bambine del tradizionale soggiorno “tonificante” di fine estate. Col suo primo vagito il principino fugò anni di apprensioni circa la continuità della dinastia. Vittorio Emanuele III e la regina Elena, diventati marito e moglie il 24 ottobre 1896, avevano dovuto attendere quasi un quinquennio prima della nascita della loro primogenita: Jolanda.
Un lungo periodo in cui erano tornate a fiorire le maldicenze sulla presunta incapacità di procreare del re, che già le aveva dovute subire in gioventù. Ma di fronte alla nascita di una principessa, che non poteva ereditare la corona, neppure la nonna paterna, Margherita di Savoia, aveva saputo camuffare la forte delusione. Prendendola in braccio per la prima volta, davanti al figlio e alla nuora disse a denti stretti: «Sarebbe stato meglio se fosse stato un maschio».

...CONTINUA
IN «IL RE SIGNORE»
di Luciano Regolo
Simonelli Editore, pp.686, con illustrazioni, Euro 19,62