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LE PRIME DUE PAGINE DI...

«La regina incompresa» di LUCIANO REGOLO


Il “leoncino” di Laeken



«Quando ripenso al passato ho la sensazione di non essere mai stata completamente felice. Mi sembra che in ogni momento della mia vita ci sia stata un’ombra a offuscare la mia serenità. Tutto questo però non vale per la mia infanzia, gli anni più belli, in cui ho potuto essere me stessa, libera a dispetto dell’etichetta e di tutti gli altri condizionamenti che incombono sull’esistenza di una principessa di sangue reale. Non a caso, di quel periodo conservo ricordi così nitidi che a volte mi sembra che tutto quanto mi è successo dopo sia soltanto un sogno.»
Libertà e gioia di vivere sono tuttora due elementi irrinunciabili per Maria José di Savoia, l’ultima regina d’Italia. Eppure, dopo aver legato il suo destino a quello della casa sabauda spesso ha dovuto sacrificarli. Forse per questo, quando parla dei giorni in cui era bambina o adolescente, i suoi occhi sembrano brillare di un azzurro più intenso e il volto, segnato dagli anni, si distende in ripetuti sorrisi.
Maria José, terzogenita di Alberto I ed Elisabetta, sovrani del Belgio dal 1909 al 1934, nacque in riva al mare, a Ostenda, il 4 agosto 1906, nel delizioso padiglione reale donato dalla regina d’Inghilterra, Vittoria, allo zio, Leopoldo I, re del Belgio e bisnonno dell’ultima monarca d’Italia. La costruzione, a un tiro di schioppo dalla celebre diga, si componeva di due villini collegati a una rotonda centrale da due corridoi dalle ampie vetrate. Andò interamente distrutta durante l’invasione dei nazisti nel 1940. Alberto I ed Elisabetta vi si trasferivano da Bruxelles ogni anno, alla metà di luglio.
In un’epoca dominata dai matrimoni imposti dalla ragion di Stato, i genitori di Maria José vissero invece un’autentica, tenera storia d’amore. Alberto I, figlio di Filippo, conte di Fiandra, non era destinato al trono. Divenne re per un doppio imprevisto: la mancanza di eredi maschi da parte dello zio Leopoldo II e la morte prematura di suo fratello maggiore Baldovino, stroncato da una polmonite nel 1891, ad appena 22 anni. Elisabetta e Alberto si amarono intensamente, furono “complici”, solidali, uniti da una rara affinità di spirito. Lo prova un ricco epistolario, affidato nel 1965 dalla madre a Maria José che ne ha pubblicato ampi stralci in Giovinezza di una regina, il suo unico libro autobiografico. Il loro rapporto spontaneo e autentico, così come la loro comune capacità d’intuizione aperta verso l’avvenire, sono stati per Maria José un silenzioso quanto irraggiungibile modello.
Alberto I ed Elisabetta s’incontrarono per la prima volta nella primavera del 1897, in occasione dei funerali della duchessa Sofia Carlotta di Alençon. Il principe Alberto aveva 22 anni, Elisabetta, 21. Alle esequie partecipava anche sua zia paterna Maria Sofia, moglie di Francesco II, l’ultimo re delle Due Sicilie.
Fu proprio la “regina di Napoli” a fare da pronuba fra i rampolli delle due illustri casate. Più volte favorì i loro incontri a Saint-Germain en Laye, dove si era ritirata in seguito alla morte del marito. Elisabetta e Alberto, dopo l’iniziale colpo di fulmine, si rividero anche nella residenza dei duchi di Vendôme, il palazzo di Rue Borghèse, a Neuilly, dove, il 30 maggio 1900, venne celebrato il fidanzamento ufficiale.
Alla comoda vita di corte il padre di Maria José preferiva quelli che amava definire viaggi di studio. Eccolo, all’inizio del nuovo secolo, scrutare da vicino i prodigi tecnici ed economici di Londra e Parigi, oppure osservare i costumi della Spagna di Alfonso XIII o i progressi della colonia del Congo. E' questo il motivo per cui lo scambio di missive fra i due innamorati inizia già pochi giorni dopo il fidanzamento.
«La grafia di mio padre» sostiene Maria José, «denota un carattere sensibile, semplice, riservato, saldo, e un’intelligenza estremamente lucida. Lo stile è diretto, senza i manierismi tipici della belle époque. Quella di mia madre, leggermente piegata all’indietro, indica una timidezza giovanile che perderà con gli anni...»
Ecco, per esempio, due brani dalle lettere che Alberto ed Elisabetta si scambiarono alla vigilia delle loro nozze.
...Se soltanto potessi entrare in questa lettera - scrive la giovane duchessa - e, quando l’aprirai, saltarti al collo e abbracciarti, “wild”, appassionatamente, mio carissimo Alberto...
...Marito e moglie - risponde il promesso sposo - debbono trovare la massima felicità nello stare assieme. Ognuno dei due deve essere per l’altro la compagnia migliore e più ricercata...

...CONTINUA
IN «LA REGINA INCOMPRESA»
di LUCIANO REGOLO
Simonelli Editore, pp.448, Euro 20,00